Dovrebbero scriverlo, come sui pacchetti di sigaretta: “Crea dipendenza”.
Come una droga, la più innocua di tutte. Perché ti fa viaggiare nel tempo senza procurarti danni, ti fa tornare bambino ogni volta che la incroci. Anzi, che lo incroci.
Il Pallone.
Andrebbe impresso tanto sul cuoio quanto sulla plastica del Super Santos.
Bisognerebbe stamparlo all’ingresso di ogni campetto, sulla porta di ogni spogliatoio, persino all’interno dei pali della porta.
Il Pallone crea dipendenza.
Se lo vedi rotolare nella tua direzione, non puoi fare a meno di stopparlo e rilanciarlo, magari dopo qualche palleggio. Se incontri un gruppo di ragazzini intenti a rincorrerlo, difficilmente riesci a passare oltre senza fermarti un attimo a guardare. Però, che bel tocco. E quell’altro, che grinta.
Quando il tuo piede tocca per la prima volta un pallone, quasi sicuramente non sai ancora camminare. Forse riesci a teneri dritto in piedi, niente di più. Da quell’istante, la magia non ti abbandonerà più.
La pelota no se mancha, disse il più grande di tutti.
Il pallone non si sporca.
Una volta, un vecchio allenatore disse: “Molti credono che il calcio sia questione di vita o di morte. Non sono d’accordo: è molto, molto di più”