Contro l’elogio del professionismo

Maglie appese

I tifosi del bilancio già mi stavano sulle palle. Gente che antepone le plusvalenze alle vittorie sportive, che preferisce tenere i conti in ordine piuttosto che riempire la bacheca. Nel calcio contano ANCHE i soldi, è chiaro. Ma per questa gente contano PRIMA i soldi. Fossero soldi loro, potrei capire. Ma visto che sono soldi di altri…

Adesso è uscita fuori un’altra razza, forse peggiore dei tifosi del bilancio: gli ultras del professionismo. Per questa gente non contano un cazzo l’attaccamento, l’identità, la passione, la fedeltà.
Baci una maglia, ma poi te ne vai di nascosto nella squadra più odiata? Sei un professionista, lo puoi fare. Anzi, è giusto che tu lo faccia.
Avevi giurato “mai con quelli là” e poi proprio da quelli là te ne vai? Non sei un bugiardo, un traditore, nu piezz ‘e merda. Sei un Professionista.

Ieri l’ allenatore del Milan, Gennaro Gattuso, ha risolto consensualmente il proprio contratto col Milan. Squadra di cui è stato calciatore per una dozzina di anni, ma soprattutto tifoso da quando è nato. Ha rinunciato a due anni di stipendio, circa 5 milioni, e ha chiesto solo che ai suoi collaboratori sia garantito lo stipendio.

Dal punto di vista del professionista, Gattuso ha sbagliato pesantemente, rinunciando a un importante contratto e senza nemmeno avere una nuova società interessata a lui. Secondo gli ultras del professionismo, Gattuso è un coglione.

Secondo me è stato Uomo. Con la maiuscola. È stato un esempio di attaccamento, di altruismo, di fedeltà alla maglia.

Perché solo la maglia conta.
Ma i tifosi del bilancio e gli ultras del professionismo non lo possono capire.

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