Quello che voi.

if kids are united

Ho un messaggio per voi.
Voi che andate al San Paolo due volte l’anno a “vedere la Juve” o a “vedere il Milan”, invece di andare a vedere il Napoli. Voi che siete pronti a criticare gli Ultras perché “fanno burdello”. Voi che rimpiangete il vostro comodo divano in salotto e le rassicuranti certezze dei mille replay a partita. Voi che indossate sciarpette gialle, rosa, fucsia e a pois. Voi che sareste pronti a tatuarvi il volto di un mercenario sulla pelle o a chiamare vostro figlio col nome dell’ultimo bomber azzurro appena venduto.
Proprio a voi voglio provare a spiegare qualcosa:

Quello che voi chiamate burdello, noi lo chiamiamo sostegno.
Quella che voi chiamate rissa, noi lo chiamiamo confronto.
Quella che voi chiamate bandiera, noi lo chiamiamo vessillo.
Quello che voi chiamate stadio, noi lo chiamiamo Tempio.
Quella che voi chiamate canzone, noi la chiamiamo inno.
Voi fischiate se la squadra non vince, noi la fischiamo se non suda la maglia.
Voi dite che “il risultato è quello che conta”, noi rispondiamo “al di là del risultato”.
Voi difendete il vostro posto “perché sono venuto un’ora fa”, noi stiamo lì da decenni.

E adesso cominciate a mettervi in fila per i biglietti di Coppa Campioni (pardon, Champions League). Magari c’è da andare al San Paolo a “vedere il Real Madrid”.

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