La più bella del mondo

Maglia Napoli Mars

Tutta azzurra.
Coi numeri bianchi.
Senza pixel, pantere, strisce, denim e camouflage.

La più bella del mondo.

Vogliamo la nostra maglia!

Maglia_Napoli_2019-20

Le voci e le immagini circolate settimane fa erano vere.
Purtroppo.
Dopo la pantera dell’anno scorso, completamente priva di ogni riferimento storico o culturale al Napoli e a Napoli, si è stati capaci di peggiorare la situazione.

– Ma perché, mica è brutta sta maglietta!

Preveniamo l’obiezione.
A noi non ce ne fotte se è bella o brutta, perché ognuno ha i suoi gusti. Noi ci limitiamo a dire che questa NON È la maglia del Napoli.
I pixel, il camouflage, i corn ‘e chi v’è vivo… tutte puttanate, che rispondono a logiche mercantili e pubblicitarie.
Logiche che non ci appartengono e che contrastiamo.

Se si vuole sperimentare, esiste la terza maglietta. Quella possono farla verde, bicolore, a pois, chi se ne fotte.
Ma la prima deve essere TUTTA AZZURRA, senza ghirigori, coi numeri bianchi.

Sappiamo bene che questa è una battaglia di retroguardia, che ha più avversari che sostenitori.
Siamo consapevoli che il mondo del Calcio è pronto a sotterrare tradizioni, loghi, colori sociali sull’altare del Mercato.
Sappiamo anche che molti coglioni sono pronti a spendere centinaia di euro per queste cagate, e se qualcuno fa notare loro la stronzata che fanno, si innervosiscono.

Ma noi siamo fatti così.
Legati alla Tradizione che non puzza di conservatorismo.
Il nostro pensiero è OPPOSTO, difficilmente riconducibile alla prassi del Sistema Calcio.
E continuiamo a dirlo, anche se la nostra voce rimarrà isolata.

Muri puliti, popoli muti

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Muri puliti, popoli muti.
Lo diceva un vecchio adagio, lo conferma la quotidianità.
È un tema spinoso, certo: i tutori del presunto decoro cittadino sono sempre in prima fila ad auspicare repressione e pene severe per i “vandali della bomboletta”.

Non so.
Personalmente trovo più indecoroso un palazzo fatiscente, un marciapiede scassato, l’immondizia in strada.
E non poche volte mi è capitato di trovare sui muri splendidi dipinti e eccezionali frasi.

Prendete questo muro, ad esempio.
Cosa cazzo sarebbe senza quelle scritte? Semplicemente un muro. Un grigio, grattugiato, lurido muro di città.
Grazie a quelle scritte, diventa un monumento: a un Ideale, a un movimento, a un modo di essere, a uno stile di vita.

Un monumento all’amore puro, senza compromessi.
L’Amore Ultras.

Fate parlare i muri, fratelli.
Difendete la loro voce.
Perché provano a zittirci in ogni modo.
Rendiamogli la cosa difficile.

Né rosso, né nero. Azzurro.

Né rosso né nero25

Una curva è grande se è compatta.
La compattezza è tutto. Serve per sostenere, per coinvolgere, per difendersi da avversari e blu.

La politica distrugge la compattezza di una curva. Ci sono gruppi ultras più adatti alla balaustra di Montecitorio che a quella dello stadio. Ci sono curve in cui le croci celtiche o i Che Guevara superano le bandiere coi colori sociali. E questo non va bene.

Ognuno voti per chi cazzo vuole. O non voti proprio, chi se ne fotte.
Chi scrive, ad esempio, ritiene che l’unico fascio buono è il fascio di friarielli. Ma al Tempio io sono sempre andato con un unico Ideale nella testa e nel cuore: la Maglia.
E sono orgoglioso che in curva A e B non ci siano riferimenti politici.
Nessuno si sogna di fare i buuu razzisti ai calciatori di colore. Nessuno si mette a inneggiare a Stalin o Mussolini.

Allo stadio si sostiene il Napoli.
Che non è rosso, né nero.
È azzurro.

Mastino

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Cane ‘e presa.
Questo è il nome con cui l’ho conosciuto, tanti anni fa.
Abbaiava, ringhiava a chiunque provava a mettere piede in casa sua.
Amichevole e leale con chi gli era amico.
Non lo facevi fesso, manco per il cazzo.
Era molto più intelligente di quanto sembrasse.
E sapeva essere spietato, quando c’era da combattere.

Mastino.
Mastino napoletano.
Così lo chiamano.

Teste Matte

teste matte

Ero dodicenne o poco più. Diego non stava già più all’ombra del Vesuvio. Era una di quelle domeniche in cui mio padre lavorava e al Tempio mi ci portava un parente o un amico di famiglia.

Curva A. Avevamo fatto tardi. Entrammo di corsa e di corsa andammo a pisciare, prima di salire sugli spalti.
Uscii dal cesso e fui assalito da un boato spaventoso. E bellissimo. Una cinquantina di persone stava salendo le scale che portano all’anello superiore.
Compatti. Nel cantare e nel camminare. Gesticolavano a tempo. Quei pugni roteavano nell’aria accompagnati da grida di battaglia. Erano fieri, persino ordinati, incutevano timore. Nessuno indossava maglie del Napoli. Nemmeno una sciarpetta o un berretto. Niente.
Eppure si vedeva lontano un chilometro che erano partenopei.

– Chi sono?
Il mio accompagnatore mi rispose senza togliere lo sguardo da quell’armata.
– Sono le Teste Matte. Sono ultras.
– Ah si? Strano… Non indossano niente del Napoli. Non capisco.
Lui mi guardò come si guarda un bambino cresciuto pensando agli Ultras come ai protagonisti di “Quel ragazzo della curva B”. Mi mise una mano sulla testa.
– Nun può capì. Nun può capì ‘e Teste Matte.

Napoli. Siamo. Noi.

Napoli Siamo Noi

Roma ha la Roma. E la Lazio.
Torino ha il Torino. E quelli là.
Milano è nerazzurra, ma anche rossonera.
Liverpool? 2 squadre.
Come Manchester. Barcellona. Madrid. Glasgow. Berlino. Amburgo.
Di Londra e Mosca non ne parliamo proprio. I derby si sprecano.

Tutte le più grandi città europee hanno almeno due squadre. Tutte, tranne Parigi.

E Noi. Noi siamo Noi, e basta. Per noi il derby è un succo di frutta. Noi siamo Napoli, tifosi della maglia e della città. Con buona pace dei politici, in giacca o in felpa, e dei protagonisti del calcio. Sia quelli in campo, sia quelli in panchina, sia quelli indegnamente seduti dietro la scrivania.

Napoli.
Siamo.
Noi.

Scusaci, Raul

Raul Albiol2

Scusaci, Raul.
Anche se non dovremmo essere noi a chiederti scusa, ma quel cafone che ha l’onore di essere presidente del Napoli. Onore del quale non può rendersi conto, affogato dal suo ego smisurato.

Le scuse te le facciamo noi al posto del proprietario del Bari.
Sentire che un professionista serio e umile come te ci fa “solo una cortesia” ad andare via da Napoli e a tornare in Spagna, è un cazzotto nello stomaco. Il calcio dovrebbe premiare giocatori come te, esempio per i giovani scugnizzi che cominciano a calpestare gli sconnessi campi di gioco e a sognare di poter indossare un giorno la camiseta azul.

In un’epoca in cui i calciatori fingono depressioni pur di accasarsi da altre parti, oppure fuggono di notte e vanno a fare le visite mediche all’estero, o addirittura mandano in avanscoperta procuratori e mogli, un giocatore che chiede semplicemente di essere ceduto senza macelli mediatici e con l’unico fine di tornare a casa (a 34 anni) andrebbe portato come esempio.
Così si fa, quando si sente che la propria esperienza di lavoro e di vita è giunta al termine: si chiede di essere ceduti. Senza montare casini, senza pennivendoli usati all’uopo, senza post fiammeggianti sui social. A bocce ferme, coi campionati fermi, quando non si possono creare problemi.

No, non ci fai una cortesia ad andartene. Non sarà facile trovare uno come te, in campo e fuori.
Ma certi cafoni che farebbero bene a parlare il meno possibile, certi pezzenti sagliuti con una concezione di sé superiore alla decenza, non lo capiranno mai.

Buona ciorta, Raul.

A testa alta

a testa alta

In ogni stadio.
In qualsiasi giorno.
A qualunque ora.
Contro ogni avversario.
Nonostante abusi e repressione, menzogne e tradimenti.
Indipendentemente dal risultato.

Gli unici sempre presenti.
E sempre a testa alta.

Mai più la 10 a qualcuno

James_Rodriguez

Non ha ancora la sacra maglia addosso.
Non è nemmeno ufficiale.
Eppure i papponcini già stanno infestando l’aria con la più idiota delle domande:
“Gli dareste la 10?”.

A questi esemplari belanti, a questi vespasiani ambulanti, a queste capre bipedi vogliamo ricordare una banalità: la 10 non si darà a nessuno.
N-E-S-S-U-N-O.

Ci hanno costretto a usarla negli anni della C.
Fino a che sarà possibile scegliere i numeri di maglia, la 10 non dovrà più essere assegnata.

Mai più.

Questione di appartenenza

Questione di appartenenza

A volte non sei tu a scegliere quei colori.
A volte sono loro a scegliere te.

Si tuffano nei tuoi occhi, vibrano nel tuo stomaco, palpitano nel tuo cuore.
Li vedi intorno a te, sui muri della città, appesi ai balconi del quartiere o stretti al collo, incollati agli zaini degli scugnizzi e ai pali della luce.

Quei colori diventeranno i tuoi colori. E lo saranno per sempre, riempiendo le tue giornate nel grigiore di un mondo in bianco e nero.

Per quei colori ti emozionerai, lotterai, piangerai.
Non sarà mai un motivo di convenienza, ma sempre e solo una questione di appartenenza.

4 agosto a Marsiglia

Marseille

Non è ancora ufficiale, ma è molto probabile.
Il prossimo 4 agosto si disputerà una amichevole tra O.Marsiglia e Napoli, al Velodrome, in occasione dei 120 anni dalla fondazione della squadra francese.

Marsiglia.
Non certo ricordi felici.
Coppa Campioni, 2013.
La loro polizia.
Le sassaiole.
Quello stadio pericolante.
Il dopo gara.

In campo un Napoli tutto azzurro.
Maglia, pantaloncini e calzerotti.
Due lampi: uno ispanico e uno colombiano.
Quest’ultimo a girare, sul secondo palo.
Nell’angolo vicino al settore ospiti.

Viva gli Ultras, ultimo baluardo

Ultimo Baluardo2

Gli unici sempre fedeli. Presenti ovunque, in qualsiasi categoria, sempre e solo per sostenere ciò che viene quasi quotidianamente infangato da presidenti, calciatori e allenatori: la Maglia.

Il Calcio è un business? Anche. Non solo. Non per tutti. Non per i bambini che giocano a pallone nei parchi, nelle piazze, nelle strade, nelle piccole scuole calcio di provincia.
E poi il week end si mettono nelle orecchie dei papà, per essere portati al Tempio.

Bambini che un giorno difficilmente diventeranno calciatori. Ma per tutta la vita saranno tifosi, fedeli solo a quei colori. E magari saranno lì, in curva. In casa e fuori. Dietro quegli striscioni. A perdere la voce.

Viva gli ultras, ultimo baluardo.

Mi pare si dica così…

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A qualcuno serviva l’ufficialità? Bene, è arrivata. Sarri sarà il prossimo allenatore di quelli là. A noi non serviva l’ufficialità: ci eravamo già accorti nei giorni scorsi che la trattativa sarebbe saltata solo per volontà di altri, non certo di Sarri.

Esulteranno i papponcini, che potranno buttare un altro po’ di merda su uno che è stato amato molto più del proprietario del Bari. Sono fatti così: quando l’amore dei napoletani è indirizzato a qualcuno di diverso dal Cinepresidente romano, quel qualcuno diventa un nemico. Potremmo far loro notare che se Chelsea e quelli là hanno puntato su Sarri forse il problema è di chi lo ha scaricato per manifesta invidia del pene, ma sarebbe inutile: i tifosi del Bilancio e i segaioli sui santini del proprietario del Bari hanno evidenti limiti di comprendonio.

Sarri ha deciso. Vuole riempire la bacheca, non solo il portafoglio. Quindi i cori di discriminazione razziale e geografica, gli arbitraggi scandalosi, i calendari aggiustati ad hoc, il vincere NON è l’unica cosa che conta, possono andare beatamente a fanculo. Anzi, adesso Sarri può tranquillamente cominciare a non vedere, a non sentire e a non capire. Come centinaia prima di lui.

“Sarri uno di noi”? Lo era. Lo è stato. Ha scelto di non esserlo più. Ora vuole essere uno di loro. Quello striscione aveva un senso e un valore. Oggi ha perduto il senso, non il valore: le curve partenopee non onorano facilmente una persona. Se lo fanno, vuol dire che quella persona se lo è meritato.
Il valore di quello striscione non riempie le bacheche, non genera plusvalenze, non gonfia il conto in banca.

Proprio per questo è immenso. Perché è figlio di un amore puro, privo di calcoli e convenienze.
E solo l’amore puro può essere tradito. Il resto è quello che dicono loro. “Professionismo”.

Mi pare si dica così.

P.S.
I tifosi del Napoli oggi sono tristi. Incazzati. Avvelenati.
Quelli che gioiscono sono tifosi del proprietario del Bari.

La libertà

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La libertà non è fare il cazzo che ti pare. Lo dovresti sapere, ormai. Perché a ogni tua azione corrisponde una reazione.
Non è filosofia di merda, no. È fisica. Il mondo gira così, tra un contropiede e l’altro.
E si può stare al mondo solo in due modi: in catene o liberi. No, non parlo di catene reali, di ferri più o meno arrugginiti messi da qualche divisa serva dello stato e confermati da qualche toga serva dello stato.
C’è più gente libera in galera che nelle tribune vip degli stadi di mezza Europa.
Parlo di catene mentali, di presunte certezze figlie del pregiudizio e madri di ogni giudizio. Sicurezze che danno insicurezza all’anima, portandoci a scegliere una comoda prigione dipinta di libertà da discount piuttosto che la scomoda estraneità alla massa.

Onore agli uomini realmente liberi. Agli estranei, agli eretici, agli eterodossi.

Per la Maglia, per la Città

Per la Maglia per la città

“Siamo tifosi del Napoli.
E siamo tifosi di Napoli.
Perché tra squadra e città
per noi c’è identità.
La Maglia non è moda o convenienza,
ma questione di viscerale appartenenza.”

Ultimo baluardo

Ultimo Baluardo

I calciatori, gli allenatori, i dirigenti, i presidenti.
Tutti possono tradire, baciare maglie già abbandonate, giurare fedeltà già infedeli.

Solo loro non tradiscono mai.
Mai.

Ultimo baluardo di irriducibile fedeltà.

Su di voi

sediolini san paolo

Eravate brutti.
Scomodi.
Fatiscenti.
Luridi.
Divelti.
Spaccati.

Ma su di voi abbiamo esultato.
Ci siamo abbracciati.
Abbiamo pianto.

Chi ama non dimentica.

Decreto sicurezza bis: meno diritti anche allo stadio

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Il problema è serio.
Decenni di repressione indiscriminata, di inutili tessere del tifoso, di caro biglietti, di articoli 9 e altre amenità, non sono evidentemente bastate al Sistema Calcio.
Postiamo qui due contributi, entrambi “firmati” dall’avvocato napoletano Emilio Coppola, tra i più noti e competenti esperti di leggi riguardanti la vita da stadio e il calcio in generale.

Il sedicente decreto sicurezza bis è un pericoloso peggioramento delle libertà individuali e collettive. Ovviamente, anche il mondo del tifo, organizzato o meno, è sotto la lente di ingrandimento di questo ennesimo tentativo di repressione di un movimento sociale che, al netto di errori e contraddizioni, rappresenta comunque l’ultimo baluardo al sacrificio del Calcio sull’altare del Profitto.

Vi invitiamo, quindi, ad ascoltare attentamente quanto riportato in questo video:

e poi a leggere quanto riportato in questo articolo, tratto dal sito Identità Insorgenti:

Su sollecitazione di molti che mi hanno chiesto cosa cambia nelle manifestazioni sportive dopo il decreto sicurezza bis, decreto che nasceva per contrastare una serie di fenomeni sull’immigrazione clandestina e per lo svolgimento imminente delle Universiadi a Napoli.

Non entro nel merito delle due questioni ma affronto quello che è disciplinato dal decreto sicurezza bis al capo tre, ossia le disposizioni urgenti in materia di contrasto alla violenza in occasioni di manifestazioni sportive: è stato infatti completamente riformato l’articolo 6 della legge 401/89 che era l’articolo cardine che disciplinava il Daspo. Nella nuova formulazione viene estesa la possibilità ai questori e al personale di polizia di emanare Daspo per i soggetti non solo denunciati ma anche per quei soggetti che abbiano incitato o inneggiato o indotto alla violenza. Questo chiaramente è un’estenzione discrezionale estensiva dei poteri dei questori che possono censurare alcuni comporamenti e magari tollerarne degli altri. Avremo il rischio concreto che qualche questura in Italia, nel prossimo campionato, possa daspare soggetti che magari si sono resi responsabili del gesto dell’ombrello verso il tifoso avversario, dicendo che quel comporamento che in un certo senso può indurre alla violenza. Quindi una novità introdotta che mi sento di poter criticare foremente per la discrezionalità a cui si espone. Inoltre vi è la possibilità di emanare Daspo per una condotta singola o di gruppo tenuta all’estero e non solo per episodi violenti ma anche per episodi che possono indurre alla violenza. Quindi basta andare a bere nel pub sbagliato all’estero con i propri amici con la digos che segue la tifoseria all’estero che fa rapporto in questura per avere il Daspo da parte della Questura dove si risiede.

Inoltre viene estesa la possibilità di emanare Daspo non solo nei confronti di soggetti che si rendono responsabili di delitti o che comunque vengono denunciati in occasione di manifestazioni sportive ma anche di soggetti che vengono denunciati per la legge sulle armi e per le risse, non in occasioni di manifestazioni sportive ma nella vita di tutti i giorni. Quindi se domani vi vedete con i vostri amici fuori ad un locale e venite purtroppo coinvolti in una rissa sappiate che i Questori hanno la possibilità di emanare il Daspo nei vostri confronti.

E veniamo a un punto molto dolente della nuova disciplina che è l’aumento della durata del Daspo per i recidivi che non sarà più da 5 a 8 anni come prevedeva la legge Renzi-Alfano ma sarà da 6 a 10 anni. Quindi va fatta molta attenzione alla riabilitazione amministrativa: lì dove siano trascorsi 3 anni dallo scadere del Daspo e non ci si è resi responsabili di ulteriori reati o denunce, va chiesta la riabilitazione amministrativa alla questura di competenza, con i propri legali o direttamente in questura: un consiglio che mi sento di dare perché entrare oggi in nello scaglione dei recidivi significa la morte del tifoso.

Inoltre il decreto sicurezza bis istituzionalizza la figura del “tifoso spione” ossia chiunque viene daspato se collabora nell’indentificazione di soggetti che magari si sono resi responsabili in gruppo di alcune condotte può avere un trattamento sanzionatorio diverso o addirittura la revoca del provvedimento, anche lì dove si ripara il danno creato – e questo potrebbe avere una logica, mentre la prima mi pare un po’ fuori dalle righe. Inoltre viene estesa la possibilità di fare il daspo ai soggetti sottoposti a misure di prevenzione. C’è inoltre una parte che riguarda la materia dei rapporti tra società e tifosi e viene fatto assoluto divieto alle società di concedere biglietti a titolo agevolato o gratuito, titoli di viaggio – basti pensare alle tifoserie che seguono le coppe europee – ai soggetti destinatari di Daspo. Quindi le società le società che affrontano le coppe europee, ad esempio che vogliono organizzare un charter, non possono affidarsi a tifosi daspati. Viene inoltre equiparato l’arbitro a un incaricato di pubblico servizio estendendo la sei quater della legge 401/89.

Altra novità importante è che viene introdotta un aggravante del codice penale sull’articolo 61 che riguarda appunto le aggravanti, viene data la possibilità di contestare questa aggravante quando il reato viene commesso durante le manifestazioni sportive.

Inoltre vengono estese le possibilità di fermi per gli indiziati di reato e – udite, udite – l’unico sistema che stava funzionando attualmente nel nostro sistema di procedura penale, quella dell’ipotesi di particolare tenuità, che ha fatto sì che sia io che molti colleghi siamo riusciti ad ottenere questa pronuncia da parte dei tribunali nelle ipotesi come ad esempio l’introduzione di una torcia all’interno dello stadio, oggi l’ipotesi di particolare tenuità per lo stadio non è più ravvedibile.

Credo che sia questa la novella più significativa del decreto sicurezza bis in materia di manifestazioni sportive. Questo è quello che ha voluto il ministro dell’Interno, quello che qualche mese fa stringeva la mano a un tifoso di un’altra squadra definendosi amico degli ultras.

Ora al di là delle idee politiche di ognuno, il mio auspicio è che questa materia non venga disciplinata con questi colpi di mano improvvisi e continui ma che si metta mano veramente, ad esempio levando ai questori il potere di daspare, che andrebbe lasciato ai giudici, come avviene in Inghilterra, cosa che nessuno dice affinché ci sia un contraddittorio pieno prima dell’emanazione di un Daspo.

Questo, intanto, è lo Stato di Polizia che ci sarà nel prossimo campionato dalle prime informazioni arrivate. Naturalmente vigileremo e seguiremo gli sviluppo di questa materia.

Avvocato Emilio Coppola

Away days: Roma

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Lazio vs NAPOLI.
1993/94.

Giornata turbolenta…

Away days: Belgrado

Away Days

Sogni, realtà, coerenza e mentalità

Stadio San Paolo Restaurato

Da qualche giorno è possibile apprezzare l’avanzamento dei lavori di ristrutturazione del Tempio.
Il timore che si realizzasse una schifezza ultramoderna e senza anima era dietro l’angolo. La volontà dei Padroni del Pallone di trasformare gli stadi in salotti costosissimi è nota e non passa giorno che qualcuno, tra cui il proprietario del Bari, non ci ricordi che l’epoca dei settori popolari e dei prezzi per i ceti meno abbienti è prossima a finire.
La partita di calcio deve diventare uno spettacolo per 50 mila persone al massimo, comodamente seduti su morbide poltroncine per almeno due ore, al costo di una cinquantina di euro a cranio (per quanto concerne la curva, ossia il settore meno caro…).

Temevo, temevamo l’infausto tentativo di stravolgere il San Paolo, di fare le prove generali della trasformazione dello Stadio in Teatro. Invece le prime immagini che ci arrivano da Fuorigrotta ci riempiono gli occhi di gioia e di emozione. La ristrutturazione ha lasciato allo stadio l’odore… dello stadio. Nessun teatro, nessun salotto, nessun luogo dedicato ai soci di qualche fottuto club esclusivo. L’essenza del Tempio non pare minimamente stravolta, ma addirittura amplificata, dai nuovi sediolini e dalla splendida pista di atletica colorata d’azzurro (anche se personalmente preferisco gli stadi senza pista, ma vabbé). A breve vi saranno anche maxischermi, finalmente.

Adesso non rimane che riempire questo Tempio restaurato.
Riempirlo di sogni e di realtà.
Riempirlo di coerenza e mentalità.