Europei del tifo, per il momento una delusione

Hooli Russia Inghilterra

Gli Europei sono iniziati da qualche giorno e un giudizio preliminare sullo “spettacolo delle gradinate” si può cominciare a dare. Molto colore, certo. Il colore tipico dei tifosotti che si dipingono il volto coi colori nazionali o che si presentano allo stadio con elmi vichinghi, armature da gladiatori, trecce alla Obelix, nacchere e altre amenità.
Dal punto di vista canoro si distinguono sempre e solo i britannici (inglesi, irlandesi e gallesi), che però fanno la differenza soprattutto quando intonano i rispettivi inni nazionali, più volte durante la partita. Per il resto, poca roba.
La compattezza mostrata dai russi durante gli scontri con gli inglesi e il tentativo di “prendere la curva” avversaria (cosa che non si vedeva da decenni) sono le uniche vette raggiunte dai tifosi europei. Infatti la stampa si è gettata a capofitto sulla vicenda, “scoprendo” all’improvviso di appuntamenti presi via internet oppure “stupendosi” del fatto che gli ultras dei club francesi, nel vedere le loro città teatro di scontri, scendessero in piazza e prendessero parte agli scontri.
Ma questi davvero pensano che al giorno d’oggi gli scontri tra un numero così grande di supporters avviene per caso? Davvero pensavano che marsigliesi, nizzardi o parigini non prendessero parte agli scontri?

Focalizzandoci di più sull’Italia, possiamo tranquillamente dire che siamo rimasti al riff di “Seven Nation Army” dei White Stripes, ovvero al coro di Germania 2006. Per il resto, il vuoto assoluto. Non un coro decente, sostegno disorganizzato, tifo spontaneista della peggiore specie.