In trasferta per sempre

Ci sono quelli che fanno i cori sull’Heysel o gli striscioni su Superga. Quelli che inneggiano al Vesuvio e al colera. Quelli che ricordano agli avversari di essere “uno di meno”. Ci sono anche queste persone negli stadi italiani, in curva come in tribuna.

Indegni. Semplicemente indegni. I morti non si toccano, mai. Devono essere lasciati in pace, sulle gradinate del Paradiso. Indipendentemente dalla sciarpetta che avevano al collo o dalla bandiera che avvolgeva le loro bare. Non dobbiamo mai dimenticarlo. Le “nuove leve”, forse, non lo hanno ancora capito. Non è giusto generalizzare, sia chiaro: moltissimi ultras di oggi stanno marciando nel solco della tradizione ultras tracciata dalle generazioni precedenti. Altri, purtroppo, stanno invece deviando dalla Strada dei nostri padri e stanno rinnegando gli Antichi Valori.

Ci sono regole non scritte tra gli ultras, e il rispetto per i morti è una delle principali.

Chi non è più con noi, non è morto.
E’ in trasferta per sempre.

Mentalità, guagliù.