Quello che voi.

if kids are united

Ho un messaggio per voi.
Voi che andate al San Paolo due volte l’anno a “vedere la Juve” o a “vedere il Milan”, invece di andare a vedere il Napoli. Voi che siete pronti a criticare gli Ultras perché “fanno burdello”. Voi che rimpiangete il vostro comodo divano in salotto e le rassicuranti certezze dei mille replay a partita. Voi che indossate sciarpette gialle, rosa, fucsia e a pois. Voi che sareste pronti a tatuarvi il volto di un mercenario sulla pelle o a chiamare vostro figlio col nome dell’ultimo bomber azzurro appena venduto.
Proprio a voi voglio provare a spiegare qualcosa:

Quello che voi chiamate burdello, noi lo chiamiamo sostegno.
Quella che voi chiamate rissa, noi lo chiamiamo confronto.
Quella che voi chiamate bandiera, noi lo chiamiamo vessillo.
Quello che voi chiamate stadio, noi lo chiamiamo Tempio.
Quella che voi chiamate canzone, noi la chiamiamo inno.
Voi fischiate se la squadra non vince, noi la fischiamo se non suda la maglia.
Voi dite che “il risultato è quello che conta”, noi rispondiamo “al di là del risultato”.
Voi difendete il vostro posto “perché sono venuto un’ora fa”, noi stiamo lì da decenni.

E adesso cominciate a mettervi in fila per i biglietti di Coppa Campioni (pardon, Champions League). Magari c’è da andare al San Paolo a “vedere il Real Madrid”.

L’ABC del tifoso, firmato Fedayn

Qualche anno fa fu distribuito, ad opera dei Fedayn E.A.M., un volantino che spiegava l’ABC del tifoso partenopeo.
Crediamo sia utile ripubblicarlo oggi, in quanto tutti i tifosi di tutte le tifoserie potrebbero (e dovrebbero) far proprie le indicazioni qui riportate:

“Tutti possono andare allo stadio a vedere una partita, noi ti chiediamo di ‘vivere’ in curva e diventare parte di essa così come tutti i napoletani dovrebbero fare; una curva è viva quando non si limita a fare da cornice ad una partita di calcio ma diventa realmente il dodicesimo uomo in campo!”

1) Per far sì che questo avvenga ti chiediamo durante la gara di dedicare un occhio al campo e l’altro al lanciacori (o capo ultras) seguendolo in tutto ciò che fa.
2) Canta lentamente e scandisci bene le parole.
3) Mentre canti gesticola con entrambe le braccia così da rendere magnifico l’impatto visivo che la gradinata ha sul campo.
4) Abbraccia i tuoi vicini di sediolino quando ti è chiesto e ondeggia con loro a destra e a sinistra, vedrai la curva diventare un ‘mare’ in movimento.
5) Quando s’intonano cori abbinati a dei saltelli non scomporti troppo: abbraccia ancora i tuoi vicini e salta sul posto con loro; saltando tutti insieme saremo imponenti e molto belli da vedere.
6) Canta sempre con tutto te stesso e non farti influenzare dalla partita o dal risultato, devi essere tu ad influenzare il campo!
7) Fondamentale nella scelta della sciarpa da indossare…l’azzurro è il colore della squadra del tuo cuore…il giallo, il rosa e il resto dell’arcobaleno non ci appartiene!

SOLO SEGUENDO QUESTI CONSIGLI POTRAI DIRE (IN OGNI CASO) DI ESSERE STATO UTILE AL NAPOLI E DI ESSERE STATO PARTE DI UN “MONDO” VERAMENTE BELLO, LA CURVA!
P.S. All’intervallo invece di mangiare il panino…RILEGGI IL VOLANTINO!

FEDAYN 1979

Tanti auguri Masseria

Napoli-Frosinone, ultima di campionato. Per molti tifosi e per tutti i tifosotti, sarà ricordata per il record di goal realizzato da Gonzalo Higuain. 36 palloni. Magari qualcuno di questi si è anche tatuato il Pipita sul culo, chissà.

Noi invece vogliamo celebrare un altro numero. Il 25. Perché sono 25 anni che la Masseria Cardone bazzica lo stadio San Paolo e gli stadi d’Italia e di Europa. Nati nel 1991, hanno vissuto varie tribolanti vicende in questo quarto di secolo di curva e trasferte. Qualche migrazione di settore, qualche litigio, qualche separazione. Ma sempre presenti, nel bene o nel male, indipendentemente dai goal di un centravanti o dai risultati sportivi della squadra. Perché gli ultras sono così: vanno al di là del risultato. I veri ultras, s’intende. Merce rara, a guardare ciò che accade in tante curve italiote, a partire da chi ha deciso di farsi la tessera del tifoso, buttando decenni di movimento ultras nel cesso del calcio moderno.

E non hanno nemmeno tirato la catena, sti latrine…

Onore alla Masseria, dunque. Onore a chi continua, dopo 25 anni, a innalzarne il vessillo e a ricordare Secco.

In trasferta per sempre

Ci sono quelli che fanno i cori sull’Heysel o gli striscioni su Superga. Quelli che inneggiano al Vesuvio e al colera. Quelli che ricordano agli avversari di essere “uno di meno”. Ci sono anche queste persone negli stadi italiani, in curva come in tribuna.

Indegni. Semplicemente indegni. I morti non si toccano, mai. Devono essere lasciati in pace, sulle gradinate del Paradiso. Indipendentemente dalla sciarpetta che avevano al collo o dalla bandiera che avvolgeva le loro bare. Non dobbiamo mai dimenticarlo. Le “nuove leve”, forse, non lo hanno ancora capito. Non è giusto generalizzare, sia chiaro: moltissimi ultras di oggi stanno marciando nel solco della tradizione ultras tracciata dalle generazioni precedenti. Altri, purtroppo, stanno invece deviando dalla Strada dei nostri padri e stanno rinnegando gli Antichi Valori.

Ci sono regole non scritte tra gli ultras, e il rispetto per i morti è una delle principali.

Chi non è più con noi, non è morto.
E’ in trasferta per sempre.

Mentalità, guagliù.