Ulteriore repressione

Fumogeno

Decreto sicurezza bis.
Codice comportamentale.

Gli ultimi infami tentativi del Sistema di togliere colore alle gradinate.

Il primo fumogeno

No Pyro No Party2

La prima volta che ho avuto un fumogeno in mano non è stato al Tempio.
E’ stato al Partenio di Avellino.
Napoli – Sampdoria, sedicesimi di coppa italia.

Pioveva, porca troia quanto pioveva.
Partimmo con tre auto da Pozzuoli.
Io stavo con uno che “vado ad Avellino tutti i mesi, per lavoro”.
Ovviamente, sbagliò strada.
Ce ne accorgemmo quando vedemmo il cartello “San Vittore”.

Facemmo San Vittore – Avellino in un amen.
Arrivammo a partita iniziata.
All’ingresso c’era uno steward con l’ombrello e poca voglia di stare lì.
Ci strappò i biglietti senza nemmeno controllare.
Facemmo le scale di corsa, per raggiungere l’anello superiore del Partenio.
Arrivati lì, non c’era nessuno.
Nemmeno un gruppo ultras.
Dove cazzo stavano?

Sotto.
Nell’anello inferiore.
Buttai uno sguardo nella curva opposta: vidi lo striscione Fedayn.
Presi il cellulare e chiamai Zelig.
– Oh, ma addò stai?
– Di fianco ai Fedayn, come sempre. Pecchè, tu addò stai?
– Nella curva opposta.
Agitai le braccia.
– Si, ti vedo. Che ci fai là?
– Eh…

Avevamo pure sbagliato curva.
La pioggia, almeno, si era presa una breve pausa.
Allungai il collo, per vedere quali gruppi stessero all’anello inferiore, sotto di me.
C’erano i Vecchi Lions.
Ottimo. Decidemmo di metterci lì.
Neanche il tempo di ridiscendere le scale, che incontrai un tizio che conoscevo.
Uno che aveva almeno quindici anni di curva più di me sul groppone.
– Che cazzo ci fai qua?
– Nu casino che nun hai idea… abbiamo sbagliato strada, siamo arrivati tardi, abbiamo sbagliato curva…
– Ho capito, nu maciello. Vabbuò, vieni qua… dammi na mano.

Gli diedi una mano.
Letteralmente.
Nella mano mi mise un fumogeno.
– L’hai mai appicciato?
– No, mai.
– Te faccio vedè… se fa accussì.
La torcia prese fuoco.
Strinsi gli occhi, per abituarmi ala luce.
L’odore acre del fumogeno non mi era mai sembrato così dolce.
Lui fece lo stesso con un altro fumogeno.
Si mise a qualche metro da me.

Il cellulare mi squillò.
Risposi, senza leggere il nome sul display.
Era Zelig.
– Oh, ma si tu chillo co’ nu fumogeno in mano?