Scusaci, Raul

Raul Albiol2

Scusaci, Raul.
Anche se non dovremmo essere noi a chiederti scusa, ma quel cafone che ha l’onore di essere presidente del Napoli. Onore del quale non può rendersi conto, affogato dal suo ego smisurato.

Le scuse te le facciamo noi al posto del proprietario del Bari.
Sentire che un professionista serio e umile come te ci fa “solo una cortesia” ad andare via da Napoli e a tornare in Spagna, è un cazzotto nello stomaco. Il calcio dovrebbe premiare giocatori come te, esempio per i giovani scugnizzi che cominciano a calpestare gli sconnessi campi di gioco e a sognare di poter indossare un giorno la camiseta azul.

In un’epoca in cui i calciatori fingono depressioni pur di accasarsi da altre parti, oppure fuggono di notte e vanno a fare le visite mediche all’estero, o addirittura mandano in avanscoperta procuratori e mogli, un giocatore che chiede semplicemente di essere ceduto senza macelli mediatici e con l’unico fine di tornare a casa (a 34 anni) andrebbe portato come esempio.
Così si fa, quando si sente che la propria esperienza di lavoro e di vita è giunta al termine: si chiede di essere ceduti. Senza montare casini, senza pennivendoli usati all’uopo, senza post fiammeggianti sui social. A bocce ferme, coi campionati fermi, quando non si possono creare problemi.

No, non ci fai una cortesia ad andartene. Non sarà facile trovare uno come te, in campo e fuori.
Ma certi cafoni che farebbero bene a parlare il meno possibile, certi pezzenti sagliuti con una concezione di sé superiore alla decenza, non lo capiranno mai.

Buona ciorta, Raul.

Buona ciorta, Raul

Raul Albiol

Siamo ai saluti, Raul.
Te ne torni in Spagna.
Tante cose vorremmo dirti, rivedendo nella memoria le polaroid della tua vita in azzurro.

L’incornata al Genoa ci fece sognare. Il tuo urlo, i tuoi occhi ridotti a fessure, mentre tutto lo stadio esplodeva.

L’ultima con la Spal avrà sempre un posto speciale nel mio cuore: era l’esordio al Tempio di mio figlio. La prima volta che ha esultato al San Paolo è stato grazie a un tuo gol.

La maglia strappata col Verona. Le uscite palla al piede. Le chiusure decise e puntuali.

Tante cose vorremmo dirti, Raul.
Perché “Grazie” sarebbe troppo poco.
Noi onoriamo solo la maglia, non chi la indossa. Perché i calciatori passano, la maglia resta.
Ma quando ci troviamo di fronte ad un uomo che ha onorato la camiseta azul, non possiamo che rendergli onore.
E salutarlo.

Buona ciorta, Raul.