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Sarri_Luce

Tante cose ci sarebbero da dire.
Molte delle quali sono irripetibili, perché a rischio denuncia.
E perché il disgusto può annebbiare la mente.

Ai benpensanti piace credere che Amore e Odio siano complementari.
Come Yin e Yang.
A me hanno insegnato che sono antitetici.
Come Bianco e Nero.

Ammetto una colpa, una sola:
l’aver derogato al principio cardine di chi vive il calcio, e non solo, come lo vivo io.
Quel principio che recita “Solo la Maglia”.
Ho derogato a quel principio in nome di un qualcosa che evidentemente non esisteva.
E stamattina ne ho avuto la prova definitiva.
Era un film Luce, come diceva mio nonno quando si riferiva a qualcosa di totalmente inventato, di inesistente.

L’attuale allenatore di quelli là è stato il mio film Luce.
L’ultimo film Luce.
Il più bello, ma il più falso.
E adesso è arrivato il momento di farla finita coi film Luce.

Chiudiamola qui.

Mi pare si dica così…

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A qualcuno serviva l’ufficialità? Bene, è arrivata. Sarri sarà il prossimo allenatore di quelli là. A noi non serviva l’ufficialità: ci eravamo già accorti nei giorni scorsi che la trattativa sarebbe saltata solo per volontà di altri, non certo di Sarri.

Esulteranno i papponcini, che potranno buttare un altro po’ di merda su uno che è stato amato molto più del proprietario del Bari. Sono fatti così: quando l’amore dei napoletani è indirizzato a qualcuno di diverso dal Cinepresidente romano, quel qualcuno diventa un nemico. Potremmo far loro notare che se Chelsea e quelli là hanno puntato su Sarri forse il problema è di chi lo ha scaricato per manifesta invidia del pene, ma sarebbe inutile: i tifosi del Bilancio e i segaioli sui santini del proprietario del Bari hanno evidenti limiti di comprendonio.

Sarri ha deciso. Vuole riempire la bacheca, non solo il portafoglio. Quindi i cori di discriminazione razziale e geografica, gli arbitraggi scandalosi, i calendari aggiustati ad hoc, il vincere NON è l’unica cosa che conta, possono andare beatamente a fanculo. Anzi, adesso Sarri può tranquillamente cominciare a non vedere, a non sentire e a non capire. Come centinaia prima di lui.

“Sarri uno di noi”? Lo era. Lo è stato. Ha scelto di non esserlo più. Ora vuole essere uno di loro. Quello striscione aveva un senso e un valore. Oggi ha perduto il senso, non il valore: le curve partenopee non onorano facilmente una persona. Se lo fanno, vuol dire che quella persona se lo è meritato.
Il valore di quello striscione non riempie le bacheche, non genera plusvalenze, non gonfia il conto in banca.

Proprio per questo è immenso. Perché è figlio di un amore puro, privo di calcoli e convenienze.
E solo l’amore puro può essere tradito. Il resto è quello che dicono loro. “Professionismo”.

Mi pare si dica così.

P.S.
I tifosi del Napoli oggi sono tristi. Incazzati. Avvelenati.
Quelli che gioiscono sono tifosi del proprietario del Bari.